CONCORDIA: IL M5S PRESENTA UN ESPOSTO PRESSO IL TRIBUNALE DI GROSSETO


ESPOSTO DEL MOVIMENTO 5 STELLE PRESSO IL TRIBUNALE DI GROSSETO

– Come noto, il 13 gennaio 2012 alle 21:45:07è avvenuto il naufragio della Costa Concordia, nave da crociera al comando di Francesco Schettino e di proprietà della compagnia di navigazione Costa Crociere, parte del gruppo anglo-americano Carnival Corporation & plc.
– L’Italia si è resa così, protagonista di una vicenda che ha attirato l’attenzione internazionale sia per la singolarità dell’evento sia per la sua particolare gestione.
– Come naturale conseguenza, sono stati avviati procedimenti a carico dei responsabili del naufragio e della morte di 32 persone.
– La vicenda Concordia rivela però altre criticità relative alla fase della rimozione e dello smaltimento della stessa nave.
– In primo luogo si rileva come il naufragio abbia modificato irreversibilmente l’assetto del territorio e gli habitat presenti in un’area di pregiata conformazione naturale.
– Ad aggravare la portata del vulnus, i pericoli legati al trasporto del relitto nel porto ove verranno avviate le operazioni di smaltimento.
– L’individuazione del sito per lo smaltimento del relitto della Concordia è di competenza della società Costa Crociere Spa. Il commissario delegato riferirà l’esito della conferenza di servizi decisoria con apposita comunicazione al Consiglio dei ministri e provvederà, con proprie ordinanze, all’adozione delle eventuali ulteriori misure necessarie per assicurare l’esatta esecuzione del progetto e delle relative prescrizioni formulate dalla conferenza di servizi decisoria. Per questo Costa Crociere ha indetto una gara alla quale hanno partecipato tre porti italiani: Piombino, Civitavecchia e Genova.
– Qualunque sia la destinazione del relitto, non può non rilevarsi la delicatezza dell’operazione in termini di sicurezza e di protezione dell’ambiente. Le operazioni coinvolgeranno infatti, aree protette e aree naturali sottoposte a tutela, le principali isole dell’arcipelago toscano e la “Scarpata dell’Arcipelago”. Si ricorda la presenza del “Santuario dei cetacei”, un’area protetta e divisa tra Italia, Principato di Monaco e Francia, con una superficie vasta più di 90.000 chilometri quadrati. Un quadrilatero dove abitano molte specie di mammiferi marini, tra cui oltre 800 esemplari di balena e 32.800 di stenella (della famiglia dei delfini), delfini, ecc.
– Operazioni di trasporto non monitorate e non ponderate nel rispetto del principio di precauzione mettono in concreto pericolo queste aree di importante pregio ambientale.
– I pericoli sono legati al possibile ulteriore rilascio di sostanze inquinanti presenti sulla nave e all’ipotesi non remota di un inabissamento di un relitto della portata della Concordia.
– Vista la natura e l’entità dei danni già prodotti dal naufragio della Concordia e dai potenziali danni legati allo spostamento del relitto, non si può non ipotizzare la concretizzazione della fattispecie di disastro ex art. 434 c.p. –
Ormai da alcuni anni, la giurisprudenza ritiene applicabile la fattispecie di cui all’art. 434 c.p. anche in casi di disastro ambientale, allorquando sussista un danno grave e irreparabile all’ambiente e vi sia pericolo per la pubblica incolumità. Può e deve, dunque, essere sanzionata qualsiasi azione violenta ovvero l’omissione di qualsiasi condotta doverosa per il garante della protezione del bene ambiente, che sia oggettivamente idonea a cagionare o a non impedire il verificarsi di un disastro ambientale: non assumono rilevanza, invece, i tratti peculiari della condotta o i mezzi impiegati. Secondo la giurisprudenza di merito e di legittimità l’ambiente, che costituisce un bene suscettibile di essere tutelato in modo autonomo, rappresenti comunque una via per realizzare anche la protezione della salute e dunque dell’incolumità pubblica. Si è ritenuto che per la configurabilità del reato di disastro innominato colposo è necessaria una concreta situazione di pericolo per la pubblica incolumità, nel senso della ricorrenza di un giudizio di probabilità relativo all’attitudine di un certo fatto a ledere o a mettere in pericolo un numero non individuabile di persone, anche se appartenenti a categorie determinate di soggetti.
– Peraltro, nel caso di danni cagionati all’ambiente all’interno di parchi nazionali e regionali rileva anche la semplice alterazione dell’equilibrio esistente.
– Non si comprende come un relitto della portata della Concordia non in condizioni di poter galleggiare e navigare, possa essere trasportato senza creare alcun danno.
– Gli scriventi evidenziano che il trasportodel relitto, nelle condizioni ad oggi note,aumenta il rischio che la nave affondi soprattutto in quei tratti in cui il mare è particolarmente profondo; in tal modo è a rischio non solo l’area marina nella quale la nave presumibilmente non verrà mai recuperata, ma la stessa incolumità del personale che parteciperà alle operazioni di trasporto.
– Ma il nocumento riguarda anche la presenza di sostanze inquinanti che andranno sicuramente disperse. In primo luogo c’è la questione delle acque interne, nelle quali le analisi hanno rivelato la presenza di solfuri, rame, idrocarburi pesanti e tensioattivi anionici in percentuali superiori al consentito. Inoltre, il relitto contiene ancora diversi materiali e oggetti diventati rifiuti, come imballaggi di latta, fustini, barattoli, contenitori chimici, olio e grassi per apparati meccanici che, se dispersi in mare, andrebbero a ricoprire il fondale marino; – il monitoraggio del sito della Costa Concordia all’Isola del Giglio è stato affidato all’Arpat, l’agenzia ambientale della regione Toscana nel quale contratto è specificato come «Le criticità ambientali (…) risultano essere legate al possibile sversamento di materiali inquinanti nella colonna d’acqua».
– Ma le criticità sono legate anche all’iter procedurale legato alla gestione dell’emergenza. L’affare è costato e costerà ancora diversi milioni di euro; gli interessi in gioco sono tanti e l’attenzione mondiale è rivolta a questa impresa titanica.
– Al fine di selezionare il migliore progetto per la rimozione della costa concordia la Società Costa Crociere ha istituito un comitato tecnico composto da Fincantieri, Gruppo Rina, Società capo Gruppo Carnival corporation, la London Offshore consultant per conto degli assicuratori ed esponenti del mondo accademico nonché dalla stessa costa crociere. Tale comitato ha elaborato le specifiche tecniche per la rimozione dello scafo che il 1° febbraio 2012 sono state inviate a dieci aziende specializzate nel settore. Il comitato tecnico istituito da costa crociere ha valutato i diversi progetti presentati scegliendo, al termine della istruttoria,il raggruppamento di imprese Titan/Salvage Micoperiperché maggiormente rispondente ai requisiti richiesti: rimozione intera del relitto, minor rischio possibile, minor impatto ambientale, salvaguardia delle attività turistiche ed economiche dell’isola del Giglio e massima sicurezza degli interventi.
– Come già affermato, i porti candidati alla ricezione del relitto sonotre: Piombino, Civitavecchia e Genova. Quanto ai criteri e all’istruttoria che porteranno alla scelta, non sono state rese pubbliche informazioni e documentazione al riguardo, secretando senza motivo una procedura di tale rilevanza ambientale, tuttavia emergono evidenti contraddizioni.
– In primo luogo si rileva che nel marzo 2013, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare dell’epoca, il Consiglio dei ministri ha autorizzato il Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del consiglio dei ministri, in stretto raccordo con il Ministero dell’ambiente e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ad adottare i provvedimenti necessari a consentire il trasporto della nave Costa Concordia presso il porto di Piombino per lo smantellamento, utilizzando le risorse già stanziate, pari a circa 111.000 milioni di euro, ed effettivamente disponibili;
– Secondo informazioni fornite dallo stesso Commissario delegato per l’emergenza ambientale, l’offerta di Civitavecchia è stata considerata “fuori mercato” perchè sarebbe ammontata a 200 milioni di euro quando in realtà sarebbero 200 milioni di dollari (146 milioni di euro).
– A destare ulteriori perplessità è il progetto di trasformazione dei bacini Riparazioni Navali del porto di Genova,dove vengono eseguite da decenni attività di manutenzione e trasformazione di navi in un impianto di smaltimento e riciclaggio delle navi,presentato dai cantieri San Giorgio del Porto-Mariotti, facente parte della cordata scelta per la demolizione e rottamazione della Costa Concordia. Secondo i progettisti, non ci sarà alcun impianto aggiuntivo: si useranno esattamente le stesse attrezzature (gru, bacini, carriponte e così via) che si usano oggi;
– Con decreto n. 1120, la Regione Liguria il 7 maggio scorso ha autorizzato il progetto presentato dalla San Giorgio del Porto spa; la documentazione presentata per conto della San Giorgio del Porto di Genova è in buona parte coperta da omissis. A ciò si aggiunge il fatto che la regione abbia ritenuto di non dover assoggettare l’attività di riciclaggio navi proposto dalla San Giorgio del Porto S.p.a. in quanto la stessa attività non incide “su aspetti ambientali e non prefigura impatti negativi e significativi sull’ambiente”; tuttavia la Relazione istruttoria che accompagna il Decreto n. 1120 del 7 maggio 2014, nel quadro di riferimento ambientale ricomprende lubrificanti, carburanti, acque di sentina, pitture, Tbt, amianto, anodi, batterie, freon, elementi radioattivi, Pcb,(quest’ultimo sottoposto alle norme sul traffico transfrontaliero di rifiuti emanate nel 1989 durante la convenzione di Basilea); secondo la stessa relazione di screening l’estrazione dei materiali pericolosi dai relitti avverrà nell’area del porto destinata alla cantieristica navale, in un bacino a secco in grado di evitare la possibile contaminazione del mare; nella parte resa pubblica del progetto il rischio ambientale della prima fase di attracco della nave al porto di Genova Voltri è trattato solo in linee generali.
– Il porto di Piombino invece, nonostante le risorse già stanziate per l’adeguamento, secondo la società Carnival non sarebbe dotato di un cantiere di demolizione. Inoltre, sempre secondo quanto rappresentato dalla parte proponente, le opere necessarie per la realizzazione del cantiere di demolizione richiederanno un ulteriore periodo di tempo tale per cui la demolizione non potrà iniziare prima della fine del 2014.
– Tali elementi fanno intuire che la scelta sia già stata fatta, a prescindere dall’esito della conferenza decisoria, senza rendere noti i criteri, i capitolati e tutte le informazioni di interesse pubblico.

Tanto premesso ed esposto, gli scriventi Senatori come sopra meglio identificati
CHIEDONO
Che si proceda, nei confronti di chi di ragione, per l’accertamento dei fatti ivi esposti e di qualsivoglia ipotesi di reato commissiva od omissiva si vorrà ravvisare in quanto ivi esposto.
CHIEDONO ALTRESI’
Ai sensi dell’art. 406, comma 3 c.p.p., di essere informati dell’eventuale richiesta di proroga delle indagini preliminari, nonché, ai sensi dell’art. 408, comma 2 c.p.p., circa l’eventuale richiesta di archiviazione del presente procedimento.

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