Porto-General Electric: la foga del sindaco diventa un boomerang per il PD

 

imageTutto come previsto.

Ci eravamo subito allertati nei giorni scorsi quando, con toni trionfali, il Sindaco Giuliani si era affrettato, sui social network, ad annunciare in pompa magna investimenti a Piombino. Parliamo di General Electric, la società di produzioni elettromeccaniche ad elevata tecnologia (la ex Nuovo Pignone, per intendersi) che ha annunciato a sua volta la volontà di investire in maniera sostanziosa in Italia e in Toscana.

Naturale, per una Regione geograficamente posta al centro del mediterraneo.

Questo eccesso di zelo ha però messo in luce, a nostro avviso, tutta l’inadeguatezza politica e tecnica di chi governa il territorio, evidenziando in maniera chiara un aspetto sottolineato anche dalla stampa locale: il Porto di Piombino, non è pronto. Nel protocollo d’intesa che sarà completato nei prossimi giorni infatti, si chiarisce ulteriormente: si parla di investimenti e ricadute occupazionali ovunque, a Firenze, Massa, Livorno e persino Volterra. A Piombino, niente. Non ora, almeno. Lo si dice chiaro: c’è bisogno di “investimenti per il completamento delle infrastrutture portuali”. Insomma, delle famose banchine vendute e rivendute in campagna elettorale come successo e segno di buona politica, non si vede neanche l’ombra. Non è certo una notizia questa, avevamo più volte provato a farlo notare pubblicamente, ma non abbiamo ottenuto nulla, se non l’essere etichettati come “gufi”. Benissimo, ci spieghi adesso il sindaco Giuliani, fra i più solerti nell’annunciare, nel solco della continuità, svolte epocali e miracoli del suo buon governo, in che cosa consista la buona politica, dal momento che è ora evidente che se l’Italia è in crisi, Piombino lo è ancora di più, a causa dei ritardi e dell’errata programmazione territoriale della politica. Si abbia il coraggio di dire le cose come stanno: ne il PD, ne Anselmi (padre putativo del progetto di ampliamento portuale) né tantomeno il commissario “a vita” Luciano Guerrieri si sono dimostrati all’altezza della situazione, condannando ulteriormente all’ emarginazione un territorio che davvero, mai come adesso, non se lo merita.

Ecco come si potrebbe procedere: a detta dello stesso Caramassi, gli scarti di produzione dell’acciaio possono essere utilizzati, se non contaminati, tal quali come materiale da riempimento.

Con questa operazione si otterrebbero alcuni vantaggi: velocizzare il completamento delle opere, con materiale a km 0.

Risparmiare sui costi, utilizzando materiale a basso costo che se non utilizzato dovrebbe comunque essere smaltito.

Dare gambe al progetto Rimateria in maniera virtuosa, facendo del recupero delle materie la mission principale di un’azienda che, altrimenti, si troverebbe costretta ad agire in modo praticamente esclusivo nella controversa gestione dei rifiuti pericolosi e dell’amianto, per trovare un equilibrio finanziario.

Qualora quei materiali necessitassero di trattamento, potrebbe essere Rimateria stessa ad occuparsene, almeno, questa sarebbe la sua funzione. Infine, si eviterebbe l’utilizzo di materiale di cava, salvaguardando l’ambiente e liberando le aree attuali di stoccaggio. Ricordiamo che i suddetti materiali sono già presenti in grandi quantità in discariche nell’area industriale, il che faciliterebbe anche l’accesso ad eventuali fondi per le bonifiche.

Insomma, ci sono tutti gli elementi per procedere in maniera virtuosa e sostenibile, a meno che non sia il più importante a mancare : la volontà politica di migliorare le cose.

 

MOVIMENTO 5 STELLE PIOMBINO

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