Intervista rilasciata a Newspedia

Dramma Acciaierie Piombino: nel silenzio dei media, il terrore degli operai

Acciaierie: intervista agli attivisti del MoVimento 5 Stelle Piombino

 

Piombino è un centro di circa 35.000 abitanti. Al destino delle acciaierie sono legati, compreso l’indotto, 4.000 posti di lavoro. Quanto è grave e urgente la situazione attuale?

La situazione di Piombino non è solamente grave: è tragica e l’urgenza di intervenire è massima. Stiamo rischiando la chiusura non solo dello stabilimento Lucchini ma dell’intera città: con tutte le sue attività, negozi, uffici e servizi in genere.

Fino ad oggi, al di la di qualche sterile protesta, non abbiamo visto prendere posizioni forti e concrete da parte delle Autorità competenti e dell’Amministrazione locale. Sembra che gli interessi siano altri, che non ci sia la volontà di risolvere questa situazione.

Scioperi, manifestazioni, cortei e fiaccolate sono serviti a poco e operai e cittadini vivono nel continuo terrore della chiusura dello stabilimento.

Nell’infinita attesa di un compratore, l’azienda è stata commissariata ed affidata al Commissario Straordinario Nardi, il quale ha palesato fin dal suo insediamento di voler chiudere l’area a caldo, quindi l’altoforno e i reparti colate continue e cockeria che corrispondono all’intero sistema produttivo dell’acciaio.

Chiudere la produzione non vuol dire solamente lasciare a casa 1.200 persone ma vuol dire mettere alle strette un’intera città che si basa solamente sulla monocultura industriale, già colpita duramente dalla crisi e dalla cassaintegrazione a rotazione che dal 2009 interessa tutti gli operai dello stabilimento.

Non avendo altre fonti di reddito equiparabili, Piombino sarà destinata a cadere nel baratro più profondo.

Quali sono le prospettive per il futuro delle acciaierie? Si parla di vendita-spezzatino e anche di riconversione a centro di demolizione vecchie navi, iniziando dalla Concordia (L’Unione Europea individuerà entro il 2015 siti in cui smaltire le carcasse del mare). Ma costerebbe molti posti di lavoro.

Per rispondere a questa domanda occorre fare una fotografia reale dello stabilimento. Negli ultimi 15 anni la Lucchini è stata quasi costantemente in perdita, fatto salvo per il periodo 2006 -2009, quando l’economia globale vedeva livelli di scambio record ed il costo delle materie prime era ben lontano da quello attuale. Ciò è dovuto essenzialmente al fatto che il nostro stabilimento ha dei costi fissi di gestione sproprzionati rispetto a quelli della diretta concorrenza. Non certo per un esubero di personale, come per anni si è voluto far credere, ma per una disposizione logistica degli impianti inadeguata, per la mancanza di un porto con fondali alti tali da abbattere i costi di approvvigionmento e per la scelta scellerata di privarsi di un impianto di agglomerazione fatta in un momento in cui il costo delle materia prime era eccezionalmente basso.

Da questa situazione non si esce semplicemente con un nuovo AFO, con un COREX o con un forno elettrico. Occorrono investimenti pesanti, un riassetto degli impianti, magari allontanandoli dal centro cittadino e ripristinando il corretto ordine della filiera produttiva. Solo così quest’ azienda potrà tornare a guadagnare. L’ammontare degli investimenti necessari è talmente alto che, stante la situazione economica globale, nessun imprenditore sarà disposto ad accollarseli.

Solamente un intervento a livello nazionale ci potrebbe aiutare.

Noi siamo convinti che l’acciaio sia una produzione strategica per una nazione e, quindi, anche per l’Italia. Non vediamo pertanto la motivazione per non portarla avanti, a meno che non vi siano altri interessi dei quali non siamo a conoscenza.

Ci chiediamo infatti come sia possbile che lo Stato preferisca pagare anni di ammortizzatori sociali equiparabili al doppio degli introiti in tasse sicure pagate dagli operai, rinunciando a miliardi di euro, piuttosto che effettuare un investimento che potrebbe fruttare grossi profitti in futuro, ri-nazionalizzando in parte l’azienda.

Per quanto riguarda il polo di smaltimento navale, siamo di fronte all’ennesimo tentativo di vendere fumo messo in atto da un’amministrazione che non ha la capacità e la possibilità di programmare opere di questo tipo.

Ci chiediamo da dove arriveranno i fondi per l’adeguamento del porto se, ad ora, gli unici soldi certi sono quelli “raccattati” con il DL43: assolutamente insufficienti per sostenere il progetto, che ha bisogno di opere accessorie come, ad es, un bacino di carenaggio. Anche perchè demolire le navi a mare comporterebbe un danno ambientale incalcolabile.

La nostra impressione è che il porto di Piombino sarà l’ennesima grande opera “all’Italiana” terminata nell’arco di decenni, raccogliendo fondi sulle emergenze.

A questo punto il governo deve fare delle scelte chiare: l’acciaio è una risorsa strategica per il paese? Forse una TAV è più importante per il benessere del paese piuttosto che la grande industria? Forse, chiedere ai nostri governanti di investire in modo intelligente è veramente troppo.

In che modo sono legate l’Ilva e lo Stabilimento siderurgico Piombino?

Sia Lucchini che Ilva sono il simbolo del fatto che la programmazione economica non può essere lasciata totalmente in mano all’iniziativa privata. Veniamo da anni in cui il pensiero unico era che l’imprenditoria, con la propria iniziativa, fosse in grado di provvedere ad alimentare lo sviluppo della nazione. La storia ha dimostrato l’assoluta infondatezza di questo pensiero: l’imprenditoria segue solo la legge dell’immediato profitto.

In Italia da anni non si investe più in ricerca e sviluppo, meno che mai in tutele nei confronti dell’ambiente. E’ ovvio che, nel breve periodo, investimenti di questo tipo rappresentano un costo puro.

Qui entra in gioco il ruolo della politica. Occorre iniziare a considerare certi fattori produttivi come beni comuni. L’acciaio è una risorsa fondamentale, al pari di acqua ed energia, perchè è alla base della filiera industriale di qualsiasi paese civile.

Tutto questo è stato permesso anche grazie alla distanza di una politica troppo presa da altre ben note questioni. Lo Stato deve ricominciare a programmare, a coordinare tutte le sue risorse, solo così potremo sperare di sostenerci in un mondo globlizzato. Occorre un piano industriale di lungo respiro e non finalizzato alla prossima scadenza elettorale.

Altrimenti, nei prossimi anni, vedremo centinaia di Piombino e di Taranto chiudere nell’indifferenza delle istituzioni.

”Le privatizzazioni si devono fare su cio’ che si puo’ privatizzare, perche’ non e’ che il privato fa sempre meglio del pubblico, ma in altri casi e’ meglio avviare subito il processo di privatizzazione”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, in vista delle imminenti privatizzazioni volute dal suo governo. Sia l’Ilva che le acciaierie di Piombino erano di proprietà dello Stato. Sarebbe opportuno renderle nuovamente pubbliche con un esproprio, nei termini previsti dall’art. 43 della Costituzione? Non sarebbe meglio, in generale, se fabbriche strategiche come le acciaierie di Piombino e l’Ilva, sulle quali si regge l’intero equilibrio economico di un territorio, appartenessero ai cittadini?

Ovviamente si. Qui però si riscontra una grossa problematica: l’italia non è più uno stato sovrano. Le disposizioni europee che regolamentano la concorrenza pubblico-privato limitano la possibilità di intervento del Governo.

Ci vorrebbe quindi un Governo forte nel difendere le proprie risorse in sede europea e non distratto dai problemi giudiziari della politica.

E’ una mia impressione personale oppure i grandi media stanno trascurando il dramma del lavoratori di Piombino?

Non si tratta di impressione personale ma di pura realtà. Ad oggi, nessuno degli organi competenti è riuscito a portare alla luce dei riflettori la nostra situazione.

Ci chiediamo infatti come sia possibile che 400 lavoratori dell’Alcoa siano riusciti a far conoscere il proprio stato ovunque e la nostra fabbrica, composta da 4000 operai, riesce a mal fatica ad avere visibilità sul telegiornale regionale! Ci viene da pensare sia un fatto voluto o che non vi sia abbastanza interesse verso l’argomento!

Eppure l’acciaieria Lucchini è il secondo polo siderurgico in Italia e rappresenta il 2% del PIL di tutta la regione Toscana. Inoltre, è l’unica azienda italiana a produrre laminati lunghi da ciclo integrale (rotaie, automobilistica, trattoristica, bulloneria, costruzioni) i quali non vengono prodotti da Taranto specializzata, invece, in prodotti piani.

Questo disinteresse lo abbiamo riscontrato sia a livello nazionale sia a livello locale, specie nei confronti del Movimento 5 Stelle. Ci siamo attivati: siamo andati a Roma a portare la grave situazione Lucchini/Piombino all’attenzione dei nostri Portavoce in Parlamento. I nostri Senatori e Deputati hanno espresso un grosso interesse verso la problematica, facendo immediatamente studi approfonditi ed interventi in Aula. Sia loro che noi, abbiamo rilasciato interviste con network importanti e la stampa locale neanche ci ha preso in considerazione.

Un esempio lo abbiamo riscontrato di recente: Domenica 15 Settembre 2013 Piombino ha ospitato il XXII MeetUp Regionale Toscano, dove più di 200 attivisti provenienti da tutta la regione e 7 Portavoce M5S alla Camera e al Senato con i loro Assistenti hanno partecipato all’incontro e visitato la nostra città, ammirando e commentando in maniera entusiastica la nostra Piazza Bovio, la terrazza sul mare. Abbiamo avuto il piacere di venire contattati dalla Rai per rilasciare un’intervista ed effettuare delle riprese con loro ma il Tirreno, la Nazione e le altre testate giornalistiche locali non ci hanno minimamente

E’ prevista a breve la visita a Piombino di una delegazione del M5S?

Si e’ vero. Da mesi stiamo cercando di portare i nostri Portavoce, in numero considerevole, all’interno dello stabilimento Lucchini.

Visitando l’area, potranno rendersi conto di che cosa sia realmente Piombino, tanto nominata durante la discussione del Decreto nr.43 relativo alle emergenze ambientali e dare risalto alla pesante situazione che la nostra città vive ormai da anni ma che, mai come adesso, ha raggiunto il culmine di gravità con la prossima chiusura dell’Altoforno.

Non e’ stato facile riuscire ad organizzare l’iniziativa, visti i numerosi impegni dei nostri Senatori e Deputati, ma possiamo finalmente pubblicizzarla.

L’ACCIAIO TOUR è stato fissato Venerdì 27 Settembre 2013 alle ore 11.30 all’interno dello stabilimento Lucchini. Potranno entrare all’interno dell’azienda solamente i Portavoce, accompagnati da un nostro membro attivo.

Inoltre, nella giornata di Giovedì 3 Ottobre 2013, i Sindacati confederali hanno indetto una manifestazione con i Segretari Generali alla quale vorremmo far intervenire anche i nostri esponenti del MoVimento.

Con tali manifestazioni speriamo di riuscire a portare alla luce dei grandi media la nostra drammatica situazione affinché sia riconosciuta l’importanza che merita la città di Piombino, dopo Taranto.

Intervista rilasciata a Newspedia
http://www.newspedia.it/acciaierie-piombino/

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